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Raimondo Campisi

Centinaia gli artisti che in tutti questi anni hanno collaborato con noi. Qui li troverete tutti (o quasi): musicisti, cantanti, ballerini, noti e meno noti, in rigoroso ordine alfabetico.

Che Raimondo Campisi costituisca un fenomeno a sé, non comparabile con altre realtà, lo dice anche il suo curriculum ormai noto al pubblico: una situazione peraltro imbarazzante, come lui stesso ha precisato nei suoi recital con quella franchezza inconfondibilmente cordiale e disarmante che fa nondimeno parte del suo stile pianistico. Imbarazzante perché definisce e sembra cristallizzare una caratteristica che è per sua natura mobile, indefinibile, dinamica e aperta.
Campisi è una vitalità sanguigna interamente trasposta in musica, compresa tra le dimensioni più colossali e quelle più impalpabili, tra le espressioni più prepotenti e magmatiche e quelle più ripiegate e sottili, raccolte senza conflitti sotto il segno di un'unica natura, compiuta e perennemente in evoluzione, aperta. In questo senso Campisi è tutto fuorché un accademico e nella sua veste di solista a 360 gradi è anche un jazzman, un estroso e geniale improvvisatore che "si eccita" proprio nell'urgenza dell'improvvisare e nell'atto comunicativo, di fronte al pubblico. Il pubblico è parte inscindibile della sua performance musicale, ed è coinvolto in una dialettica irresistibile in cui la generosità comunicativa di Campisi sembra divertirsi a stupire e sorprendere per dimensione e percorsi. Concreto e pragmatico come può essere un giocoliere da strada e raffinatissimo solista, è capace di far parlare due linguaggi e molte prospettive coloristiche contemporaneamente. La realtà musicale è una e sono tante e Campisi può permettersi di attraversarle trasversalmente e anche al limite di una contagiosa irriverenza perché l'accademismo, la tecnica più esigente e sofisticate sono un suo bagaglio ormai assimilato e docile ad ogni trasfigurazione. In Campisi istinto e ragione convivono in armonia, risolvendo nell'atto del concerto una controversia che millenni di dispute estetiche e teoriche non hanno mai potuto risolvere definitivamente. (Estratto della critica di Bernardino Zappa apparsa ne dicembre 1997 sull'Eco di Bergamo in occasione di un concerto di straordinario successo all'Accademia della Finanza).